Vi abbiamo già parlato di come Senet spopolasse nell’antico Egitto e, poi, in tutto il bacino del Mediterraneo. Questo gioco a Roma fu sostituito da Tabula, che vi presentiamo.
Gualtiero prepara una Tabula (non quella da noi provata) in legno
In realtà non è detto che Tabula sia un’evoluzione del Senet, ma è lo è sicuramente di Duodecim Scriptorum. Quest’ultimo gioco era in voga a Roma nell’Avanti Cristo, mentre Tabula divenne più popolare dopo.
Concedeteci una precisazione. Quando diciamo “era diffuso a Roma”, intendiamo tutto l’Impero Romano, ovvero in buona parte del mondo all’epoca civilizzato.
L’appuntamento per le conclusioni lo fissiamo in un’osteria a Pompei in via Mercurio. Puntuali!
Tabula
Historygames.it
Due giocatori. Età 8+
Durata: fino a un’ora
Costo: 64.90 eur
Historygames e Gualtiero non tradiscono
Che vi dobbiamo dire. Non possiamo che rinnovare i complimenti a Gualtiero, l’artigiano che ha prodotto Tabula.
Parliamo infatti di una copia fatta a mano, in tutto e per tutto. La scatola è dello stesso formato di quella di Senet, dove cambiano per l’appunto le etichette.
Un formato essenziale, elegante, come per le bottiglie di vino di pregio, avevamo detto.
Poesia che continua aperta la confezione.
Il “tabellone” in pelle, col caratteristico odore, è arrotolato da un laccetto anch’esso in pelle.
Un sacchetto, non di quelli dozzinali in tela, conserva le 30 gemme in vetro, 15 per giocatore e i tre dadini di legno.
La plancia in pelle è davvero elegante. Due file da 12 caselle ciascuna, col nome tabula da un lato e una decorazione floreale dall’altro. Un’opera d’arte di artigianato.
I reperti di Pompei
Quello che ci è piaciuto di più sono i tre dadini in legno che sembrano usciti da un luogo di malaffare di Pompei.
Com’è che tutti gli affreschi “più strani”, fra cui uno su Tabula, spuntino fuori a Pompei. Una Las Vegas dell’epoca?
In realtà l’avvenimento che ha sconvolto Pompei ha permesso una migliore conservazione dei reperti, ma lo stesso stile di vita era lo stesso in tutto il dominio romano probabilmente.
Vale lo stesso principio per cui i migliori reperti di Senet si trovano nelle tombe egizie.
Il padre del backgammon
Il backgammon è un gioco che viene praticato in tutto il mondo ancora oggi. Nei Paesi del Sud-Est europeo viene usato ancora un nome che ricorda Tabula.
Infatti Tabula è un po’ il padre di Backgammon, come Duodecim Scriptorum è l’antenato di Tabula.
Fatto sta che Tabula piaceva molto, e, come riporta Bell, si faceva a gara ad avere la versione con i materiali più pregiati.
Si è diffuso talmente tanto che un gioco che usa un tavoliere molto simile è giocato ai giorni nostri in isolate parti dell’Islanda.
Un Race Game
Parlett e Bell mettono, correttamente, Tabula fra i Race Games, ovvero i giochi di corsa “dove bisogna arrivare primi”.
Per la ricostruzione del regolamento però, preferiamo quella fatta da Monica di Historygames.it
Nel regolamento offerto all’interno della scatola, parla anche di una variante, ma noi ci dedichiamo alla versione che riporta come principale.
Il tabellone parte vuoto e un giocatore dovrà fare alle sue pedine un giro che parte dalla casella 24 e arrivare nelle caselle 1-6, per procedere poi all’estrazione.
L’altro farà il percorso inverso: le sue caselle d’estrazione saranno quindi le 19-24.
Le pedine si muovono per mezzo dei dadi. Tre dadi, tre pedine da muovere ogni turno e/o inserire od estrarre dal tabellone.
Ricordate che iniziano da fuori il tabellone e un giocatore muove in senso orario, l’altro in senso opposto, in questa versione.
Ordinarii e Vagi
Pedine dello stesso giocatore possono essere impilate nella stessa casella e venivano talvolta detti Ordinarii.
Una pedina in una casella da sola può essere chiamata Vagus, vagabondo.
Probabilmente è più una terminologia da Duodecim Scriptorum. Non ce ne voglia Monica per questo scivolone, ma ci aiuta qui nella descrizione.
Se una pedina avversaria ci capita sopra, la pedina vagabonda è eliminata dal tabellone e il suo possessore sarà costretto a rimetterla in campo nel suo turno successivo partendo dall’inizio.
Quando tutte le pedine sono nella loro zona di estrazione, un numero uguale a quante caselle mancano dall’ultima più una, permettono di estrarla dal gioco.
Vince chi per primo estrae tutte le sue pedine.
Un gioco che può dire ancora la sua
Tabula non ha per forza bisogno di una posta in palio per poter essere giocato.
C’è dietro una componente di casualità, che dimostra l’amore dei Romani per i dadi, ma anche molta strategia.
Soprattutto nella versione ricostruita da Monica che, a nostro avviso e con molta umiltà, riteniamo la più rigorosa.
Innanzitutto tutto i risultati dei dadi non si sommano e il fatto che le pedine dei giocatori “girino” in due direzione inverse non è cosa i poco conto.
Un gioco diviso in tre fasi nella ricostruzione di Monica
Il gioco può essere diviso in tre fasi, non dal regolamento, ma diciamo de facto.
Nella prima non c’è praticamente interazione, perché le pedine sono distanti, e ciascun giocatore si impegna a far entrare i suoi pezzi in campo.
Come in una battaglia, li organizza cercando di creare Ordinarii laddove possibile.
A metà partita le caselle piene si intrecciano e si crea una caccia alla pedina solitaria per farla tornare alla partenza.
Attenzione però. Verso la fine avrete buona parte delle vostre pedine nella zona di estrazione (caselle 1-6 per un giocatore, 19-24 per l’altro).
Se fate fuori un Vagus, questo riparte dall’inizio del vostro avversario, ovvero da pochi passi della vostra meta. Siete sicuri di non avere pedine isolate e che tutto sia in ordine?
Quando rientra potrebbe diventare un killer e rimandare al mittente pedine che si sono già fatte magari 20 caselle.
Zenone, Imperatore Romano d’Oriente
Un frammento di storia
Volpe Giocosa ha messo le mani, in anteprima mondiale, su un manoscritto del 500 dopo Cristo.
Si tratta di un’opera dello storico Publius Vulpes Faceta dove ci riporta uno stralcio di conversazione fra l’Imperatore Zenone e un suo generale, avvenuta nel 480 dopo Cristo.
Generale: “Imperatore, ci sarebbe quella questione fra Giulio Nepote e Odoacre”
Zenone: “Guarda te che sfiga…”
“Sì, è una questione delicata”
“Un 2, un 5 e un 6…”
“Intende le legioni?”
Zenone alza gli occhi dalla Tabula.
Zenone: “Ma te che voi !?”
Generale: “Giulio Nepote…l’Imperatore di Occidente”
“Ma te pare? Guarda qui! Come mi muovo mi muovo perdo una pedina”
“Capisco…”
“Eh no che non capisci. Mo’ lo smonto io sto Impero d’Occidente. E che è! Manco si può fa ‘na partita Tabula…”
“Mi scusi”.
Mentre il Generale se va “questo ha fatto i soldi grazie a su socero, altrimenti ancora sui monti stava…”
La partita di Zenone
Lo storico Publius Vulpes Faceta ci dipinge una figura di Zenone un po’ diversa di quella che la storia canonica ci offre.
L’imperatore infatti stabilizzò l’Impero Romano d’Oriente e fu un grande generale.
E’ indiscusso però il suo amore per il gioco della Tabula.
Deve avere rotto talmente le scatole per la sua sfortuna alla partita sopra citata che addirittura il poeta Agazia ne parlò 70 anni dopo in una sua opera.
Dopo che avrete letto qualcosa sul regolamento, capirete perché l’Imperatore se la prese a male.
Passò infatti da una posizione piuttosto robusta ad una davvero fragile, a causa dei dadi.
Vi proponiamo un grafico che riporta l’immagine preso da Wikipedia.
Zenone muove le pedine rosse e i dadi hanno dato un 2, un 5 e un 6. Ricordate che non può muovere pedine in caselle che l’avversario occupa con almeno due pedine.
I pezzi che per tale motivo non possono essere mossi, si possono chiamare Inciti.
Dovremmo anche tenere conto che i Romani, nel senso ampio del termine, erano soliti scommettere molto denaro sulle partite a Tabula.
Ne riparleremo nel paragrafo sulla ludopatia all’epoca romana.
Perché Zenone si è innervosito
Se non avete capito perché Zenone si è lamentato nel corso dei secoli, sotto protezione anti-spoiler ve lo spieghiamo noi.
Soluzione del problema di Zenone
Come vi abbiam detto, tre dadi implicano 3 movimenti.
Dal momento che già tutte le pedine sono sul tavolo e che non sono tutte in zona estrazione, Zenone era costretto a muovere.
Le pedine sul 6 sono Inciti, ovvero sono bloccate. Il nero controlla infatti le caselle 8, 11 e 12.
Lo stesso vale per il Vagus sul 9, che è anche Inciti, dal momento che il nero controlla 11, 14 e 15.
La possibilità rimasta è la seguente:
- Da 20 a 22 (uso il dado 2)
- Da 19 a 24 (uso il dado 5)
- Da 10 a 16 (uso il dado 6)
Questo accade perché, da regolamento, il giocatore non può “scartare” un dado, ma deve usarli tutti. Come Monica sottolinea, neppure fare somme è permesso.
Ciò è vero anche nei casi, come questo, dove le mosse rovinano la posizione del giocatore, perché si creano pedine singole Vagus facilmente cacciabili dall’avversario.
Ludopatia in epoca romana
Bello tutto, il De Bello Gallico, la grandezza dell’Impero…
Ai Romani però piaceva divertirsi. Per secoli la plebe è stata tenuta buona con panem et circensem per secoli (cosa che non accade assolutamente ai nostri giorni), tanto da assumere quel connotato dispregiativo che oggi usiamo.
Avevano anche una predilezione per il gioco d’azzardo (che Volpe Giocosa depreca, e qui siamo seri) e i vari governi dell’epoca lo permettevano solo durante i Saturnali.
A Dicembre, quando si festeggiavano, il lavoro era poco e ci si poteva permettere un po’ di svago in un misto di Natale e Carnevale.
Imperatori sopra le righe
Gli Imperatori un po’ se ne fregavano e l’Imperatore Claudio scrisse un libro su Tabula e si fece organizzare una postazione nella carrozza per giocare.
Quello che ci ha più colpito è il comportamento dell’Imperatore Augusto.
E’ passato alla storia come un semidio, colui che impose la Pax Augustea che garantì serenità all’Impero, che lui fondò, fino allora sconvolto dalle guerre civili.
Non nascondeva il fatto di perdere anche 200.000 sesterzi al giorno (300.000€ dei nostri giorni). Se lo poteva anche permettere visto che studi sembrano indicarlo come uno degli uomini più ricchi del mondo.
Solo l’Egitto infatti, che lo occupò a suo nome e non a nome di Roma, valeva fino al 30% del PIL mondiale dell’epoca.
Insomma, i potenti facevano come volevano, non come adesso, ma cercavano di contrastare la ludopatia.
Non misero infatti le slot machine, anche se gli Imperatori cercavano di fare cassa in ogni modo.
In conclusione
In Egitto Senet era all’inizio qualcosa di mistico, come diversi aspetti in quella civiltà.
I Romani, più pragmatici, giocavano a Duodecim Scriptorum fino, diciamo, all’anno zero.
Giocato su tre linee, veniva usato anche per indicare il menù delle taverne.
Avete in mente quando in certi pub c’è la tovaglietta con i giochi da fare mentre aspettate l’ordinazione?
Ecco, niente di nuovo, se vogliamo.
Dopo l’anno zero, all’inizio nei circolati elitari, poi fra il volgo, prese piede Tabula.
Qui Historygames.it ce lo propone in un formato come sempre di eccellenza artigianale.
Lo abbiamo, come Senet, fatto vedere a diversi gruppi di persone, sia per età che per interesse verso il mondo ludico.
Tutte ci hanno fatto domande sul gioco, sul materiale e su chi lo giocasse.
Un regolamento curato
Se Gualtiero ha ricostruito in modo eccellente il gioco, Monica ha fatto un lavoro certosino per ricostruire il regolamento.
Alcuni ricercatori si improvvisano autori e cercano di apportare migliorie.
In realtà quando ci si avvicina a un gioco come questo o, come piace definirlo qui, un’esperienza, ci piace qualcosa di quanto più genuino possibile. Monica in questo fa centro.
Un gioco secondo a noi ancora divertente insomma, al di là di quello che pensano i bigotti di BGG.
Che siano restii alla componente casuale? Ok, c’è ma se hai appreso le regole si può arginare.
Lo stesso Zenone poteva fare più attenzione quando vedeva che le cose si mettevano male. Ha rischiato e ha perso (supponiamo…)
Il paragrafo sulla ludopatia e sul gioco d’azzardo vi dovrebbe far capire perché si usasse la Turricula per lanciare i dadi. Viste le somme in gioco i bari erano probabilmente mal visti. Gualtiero ci mostra come ne ha riprodotta una che è difficile riconoscere dall’originale. Non sappiamo se Gualtiero possa riprodurvi alcuni tipi di dado, con un piccolo peso all’interno, che facilita l’uscita di un certo numero. Ne sono stati trovati in qualche scavo archeologico
La valenza storica del gioco
Assoluta.
Ora in Volpe Giocosa siamo un po’ appassionati di storia, quindi Monica e Gualtiero trovano terreno fertile.
Però partendo da questo gioco abbiamo conosciuto meglio Zenone, la divisione dell’Impero Romano nel suo periodo di declino, il problema delle invasioni barbariche e di Odoacre e la fine di Roma con Romolo Augusto.
Nell’articolo stesso si è parlato di vicende storiche come la guerra civile romana e i triumvirati di fine Repubblica.
Se volete c’è anche materiale per una ricerca sull’inflazione, usando come base il potere d’acquisto del sesterzio.
Ma anche sociologia, come il problema della ludopatia, una piaga che affligge milioni di persone.
Ok a Virgilio e Cicerone, ma anche Publius Vulpes Faceta.