La prima intervista dell’anno ha come protagonista Martino Chiacchiera.
Lo abbiamo conosciuto perché, insieme a Silvano Sorrentino, è l’autore della serie Deckscape e Decktective.
Come vedremo nell’intervista sarebbe riduttivo però collegare il suo nome solo a questi giochi.
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Martino ha infatti diversi giochi all’attivo ed è uno dei più attivi e prolifici autori italiani.
Come vedremo fa parte anche del team di dV Giochi.
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Conosciamo Martino Chiacchiera
Ciao Martino, ci parli un po’ di te? Riesci a essere un autore a tempo pieno oppure fai altro nella vita?
Ciao, chi sono di preciso non lo so (ma chi lo sa? N. d. R)
Quello che so è che faccio giochi, e uno dei motivi se non forse il principale è per capire meglio chi sono.
Faccio l’autore di giochi a tempo pieno da qualche anno, prima sono stato part-time autore e part-time editor in dV Giochi (con cui ancora oggi collaboro).
Prima ancora sono stato part-time autore e part-time studente.
Prima ancora di questo non ne ho memoria. Però mi è sempre piaciuto inventare o modificare giochi.
Il gioco da tavolo in Germania
Abbiamo visto che vivi a Darmstadt, città che ben conosciamo noi di Volpe Giocosa.
Il gioco da tavola nella tua città adottiva, ma in generale in tutta la Germania, come è vissuto? Similitudini e differenze rispetto all’Italia?
I neofiti, i casual, la gente che non gioca e che non conosce l’esistenza del mondo dei giochi da tavolo come lo conosciamo noi esperti c’è.
Proprio come in Italia.
Se però vai a guardare in casa loro hanno minimo 1-3 giochi non mainstream (tipo il Monopoly che trovi al supermercato N. d. R).
In breve, sono giocatori senza sapere di esserlo, ma lo sono!
Quindi c’è una “inconsapevole diffusione”
Il gioco da tavolo è un’attività da fare in famiglia più diffusa che in Italia.
Il mercato è molto più grande, le aziende molto più grandi e storiche.
Nonostante questo, c’è un bel clima di collaborazione e amicizia tra molti editori, e questa è una cosa che mi ha colpito molto, perché anche in Italia è così ma in maniera meno profonda.
Per quanto riguarda il mestiere che faccio, essendo qui il gioco più riconosciuto e valorizzato come medium, l’autore di giochi gode di agevolazioni al pari di qualunque altro mestiere artistico.
In Italia purtroppo siamo molto indietro da questo punto di vista.
Rimaniamo sul banale. Quando giochi, solo per diletto, che giochi preferisci?
Non ho preferenze di generi basta che mi emozioni e mi sorprenda.
Soprattutto che mi faccia passare un momento significativo il più profondo e intenso possibile con me stesso e/o con gli altri seduti al tavolo.
Il Martino autore
Abbiamo letto su altri canali che comunque sei abituato a lavorare da remoto.
Sembra che la famiglia dei Deck sia nata da una chat Skype dove hai condiviso un “PowerPoint a bivi” con Silvano Sorrentino.
Possiamo immaginare che, almeno dal punto di vista lavorativo-creativo, la pandemia non ti abbia toccato. E’ così?
Si, ho sempre lavorato da remoto e con coautori di altre città.
Dal punto di vista del lavoro per mia fortuna non è cambiato molto.
Anzi, forse è cambiato addirittura in positivo: ho avuto più tempo per me stesso e per stare con la mia famiglia,.
Questo si riflette in qualche modo anche sulla mia visione d’autore per i prossimi progetti a cui mi dedicherò.
La professione di autore freelance probabilmente è gestibile anche da remoto, ma riesci anche con il tuo lavoro con dV Giochi?
Si, facciamo frequenti videochiamate e abbiamo canali chat dedicati ai vari progetti.
Ormai il flusso di lavoro è consolidato e “siamo una squadra fortissimi” che non cambierei per niente al mondo.
Non mancano momenti di attrito o difficoltà, ma non sono tanto dovuti alla distanza quanto alla voglia e passione di ognuno di noi di alzare sempre un po’ di più l’asticella.
Il gioco come elemento educativo
Il tuo lavoro, quasi la tua vocazione, nasce fin dall’infanzia, quando il bidello parcheggiava tu e i tuoi amici con il Gioco dell’Oca.
Fin d’allora, ci risulta, provasti a inventare nuove regole.
Ci chiediamo, cosa ne pensi di chi vorrebbe portare il gioco dentro le ore di lezione?
Noi di Volpe Giocosa crediamo molto in questa cosa.
Il gioco, l’educazione e l’apprendimento sono concetti molto più vicini di quello che la società moderna mediamente pensa.
Non a caso in natura non ci sono le scuole, ed è proprio attraverso il gioco che gli animali imparano molto di sé stessi e del mondo.
Quali tipi di gioco sono più legati all’apprendimento?
La cosa però per me va vista anche da questo punto di vista: i giochi molto spesso “parlano al giocatore”, cercano di insegnargli cose in maniera esplicita.
Invece, i giochi da cui uno può imparare di più a mio avviso sono quelli che sanno “ascoltare” il giocatore e gli concedono così l’ambiente e la libertà indispensabili affinché avvenga davvero dell’apprendimento.
I consigli per gli aspiranti autori
Cosa consiglieresti a chi volesse fare l’autore di giochi da tavolo per vivere?
1- Pensa veramente bene a cosa vuoi da ciascun gioco (la fama? i soldi? la soddisfazione personale? Un pretesto per…? Altro?) e comportati di conseguenza.
2- Gioca ma anche studia tantissimo, non solo cose strettamente inerenti al game design. Puoi imparare (e innovare) tantissimo applicando principi distanti anni luce dai giochi da tavolo.
3- Fai qualcosa di personale e che piaccia in primis a te.
4- Ogni gioco è politico. Pensa bene al perché di ogni cosa che progetti, perché l’hai fatta in un certo modo? Comunica davvero quello che volevi? Sai davvero quello che stai comunicando? Potresti scoprire molte cose su di te.
5- Non pensare troppo ai giochi che hai fatto e nemmeno ai giochi che farai.
Goditi quello che stai facendo nel presente il più che puoi. Questo consiglio è di Neil Gaiman, che a sua volta lo ricevette (e ignorò!) da Stephen King.
Non fare lo stesso errore anche tu (interessanti questi consigli di Neil Gaiman che possono essere sempre utili N. d. R)
6- Qualunque cosa tu voglia fare, falla. Che è molto più difficile a farsi che a dirsi, ma spesso è anche molto più facile a farsi di quanto avresti pensato.
Ma scendiamo nel dettaglio: se volessimo progettare un nostro Decktective quali pensi che siano gli ingredienti per riuscire?
La scena del crimine è importante, non è un gingillo estetico e basta (come avevamo intuito anche noi N. d. R).
Prima di tutto bisogna capire come usarla e perché.
E poi sicuramente fare in modo che tutto, anche il dettaglio più insignificante, abbia senso con quanto viene narrato esplicitamente (e soprattutto implicitamente).
Infine, tanto playtest con persone il più diverse possibile (che sembra la “fatica” che non tutti vogliono fare N. d. R).
Cosa troviamo oggi nel panorama ludico
Sappiamo che non ti sbilanci definendo il tuo gioco preferito.
In realtà ti capiamo, anche noi in Volpe Giocosa non riusciamo a farlo e siamo anche restii a dare voti ai giochi.
Ad ogni modo toglici una curiosità: come mai così tanti Deckscape e solo due Decktective?
Questione di vostra ispirazione o pungolo di dV Giochi?
L’idea di Decktective è nata prima di Deckscape, ma Deckscape è stato pubblicato prima di Decktective.
La ragione è data dal fatto che sia io che Silvano Sorrentino ci sentivamo più inclini e ferrati sugli enigmi che sui gialli.
Dopo anni di studi, ricerche, e anche tanti tentativi “falliti” (sbagliando si impara) abbiamo finalmente trovato l’equilibrio che cercavamo.
Quindi adesso che siete più “maturi”, vedremo più Decktective…
Da ora in poi andremo a consolidare la linea di Decktective con almeno 2 titoli nuovi all’anno.
Mentre scrivo è stato già annunciato il terzo caso, un quarto è in fase di illustrazione, c’è una demo giocabile in fiera (quando si potrà), e altri due casi sono in lavorazione in stadio piuttosto avanzato (wow! N. d. R).
Un panorama di giochi mono-tematici o con la stessa meccanica?
Avevamo intercettato qualche tempo fa un tuo commento Facebook, dove affermarvi qualcosa del tipo “Il problema non è che alcuni giochi sono troppo complessi. Il problema che sono giochi per ingegneri. La loro complessità va nella direzione che le meccaniche introdotte saranno apprezzate (solo) da un ingegnere”.
Non ricordiamo parola per parola quel posto. Ma ci sembrava di capire una critica verso quei giochi complessi incentrati su matematica, pianificazione e gestione.
Mentre un gioco complesso (non per forza intricato) può coinvolgere anche altri tipi di intelligenza, come la deduzione, ad esempio.
Abbiamo preso un abbaglio o in qualche modo abbiamo capito il senso del commento?
Proprio così, le prime circa 50 pagine del libro “Rise of the Videogame Zinesters” di Anna Anthropy sono state per me illuminanti.
Mi hanno finalmente dato una spiegazione e una visione d’insieme a una cosa che a livello inconscio percepivo da anni.
Raccontaci il tuo punto di vista…
Io credo che il limite principale all’espansione e alla crescita del settore, considerando anche il pubblico di giocatori, non siano le persone, ma i giochi che vengono fatti.
Infatti, molti dei giochi che vengono fatti sono volti a ricreare sempre lo stesso tipo di esperienza, molto “arcade”, con temi e tematiche molto banali/superficiali.
Anche le dinamiche di gioco interessanti solo per certi tipi di persone – gli hardcore gamers (i “fissati” direbbe qualcuno, appassionati altri N. d. R).
Non c’è niente di male in questi giochi, io sono un hardcore gamer a mia volta.
Mi piacerebbe però che ci fossero anche ALTRI tipi di gioco, non “solo” questi.
(Può essere utile leggere l’articolo sulle statistiche di BGG N. d. R)
Cosa sta facendo di bello Martino
Per il 2021 cosa ci dobbiamo aspettare? Abbiamo visto nuove Deckscape e Decketective. Anche altri titoli al di fuori di questa serie?
Nel 2021 ci saranno:
- due nuove Decktective, due nuove Deckscape (di cui una competitiva giocabile a squadre o 1 vs 1!);
- nuove espansioni per la linea di Similo (altro gioco creato insieme a Pierluca Zizzi e Hjalmar Hach che ci sta dando grandi soddisfazioni) di cui una con un tema molto particolare;
- forse un Kickstarter zeppo di miniature,
- altri progetti ancora troppo top secret (tanto ti ribecchiamo 🙂 N.d.R) per parlarne;
- soprattutto un gioco a cui sto lavorando da 5 anni che ha una serie di particolarità estetiche e meccaniche che hanno appunto richiesto 5 anni di lavoro per essere finalizzate al meglio.
Insomma, un anno carico di sorprese. Stay tuned 😉
Sicuramente lo faremo. Grazie Martino per la disponibilità.
Se volete commentarvi con i giochi di Martino Chiacchiera citati nell’intervista, trovate su Get Your Fun pane per i vostri denti.