Kodachi è un gioco di carte che quest’anno Fever Games ha portato in Italia.
Se vi diciamo che kodachi è un’arma giapponese, già vi abbiamo detto metà dell’ambientazione.
Se aggiungiamo che è un’arma da taglio di lunghezza tale da non essere prerogativa dei samurai, vi diamo un indizio sull’altra metà.
Poi, vabbè, prendete la scatola e tutto si palesa in un batter d’occhio.
Non ci resta che parlare di bushido alle conclusioni.
Kodachi
Fever Games
Da 2 a 4 giocatori. Età 14+
Durata: 45 minuti
Costo: 20 eur circa
Ci atteniamo per l’età minima a quanto riportato dall’editore. Come in altre circostanze, crediamo sia una questione di normativa che non di reale rischio o giocabilità da parte di ragazzi più giovani.
Un ordine quasi giapponese
La scatola 17 x 13 cm, quindi tascabile, come dicevamo, vi proietta già nel Giappone feudale.
L’immagine del guerriero armato di tutto punto avvicinerà al gioco gli amanti del Sol Levante e allontanerà chi ha poco interesse in questa cultura.
In realtà chiediamo a questo seguendo gruppo un po’ di fiducia e continuare a leggere questo articolo.
All’interno della scatola un inserto di cartone permette di raccogliere in 2 mazzi le carte da gioco e un piccolo spazio ospita dei token (Segnalini Clan) e il segnalino giocatore di turno.
Questa disposizione permette effettivamente di tenere tutto più o meno ordinato, ma dei fori come visto in Poop Poop, renderebbe più facile estrarre i mazzi.
Guardie e Palazzo
Le carte si dividono principalmente in due mazzi: Guardie e Palazzo.
Le carte Guardia rappresentano per l’appunto…le guardie.
Le guardie semplici hanno un valore di forza e un Tesoro indicato in alto a sinistra.
Le guardie Palazzo sono personaggi che stanno nel castello. Sono caratterizzate da un costo per essere acquisite.
Forniranno aiuti in battaglia, essendo inserite nel mazzo del giocatore (ora ci arriviamo).
A fine partita permettono anche di fare punti.
“Sta mano po esse fero e poesse piuma”
Questa frase di un film storico della commedia italiana, calza perfettamente nel contesto di Kodachi.
Ogni giocatore è un ninja e inizia la partita con un set di carte abbastanza base.
Sono per lo più carte Dojo che indicano solo un numero.
Un po’ formano un mazzo, e alcune stanno in mano.
Scoperta una carta dal mazzo Guardie e una da quello Palazzo, il giocatore di turno decide come affrontare la guardia.
Se decide di sbarazzarsene in modo furtivo, pone il segnalino sul lato apposito, e sconfigge la guardia se gioca una carta del valore più basso di quello riportato sulla carta in tavola.
Viceversa se preferisce usare la forza.
Se lo sconfigge può ripetere l’operazione con altre due carte, ma questa volta la guardia andrà sconfitta con la precedente modalità.
Quando si pensa sia abbastanza, si può prendere dalla tavola un certo numero di carte in base al numero di guardie messe al tappetto.
Fate attenzione: se non avete carte per sconfiggere la guardia, perdete e non prendente nessun premio.
Tesori e acquisti
Qui bisogna fare attenzione alla terminologia. Una guardia sconfitta diventa un Tesoro, caratterizzato dall’icona nell’angolo in alto a sinistra.
Queste arrivano nella propria riserva in modo gratuito. Le carte Palazzo scoperte, invece, devono essere pagate e finiscono nella mano del giocatore per essere usate nei turni seguenti.
Queste carte sono importanti perché determinano il punteggio e perché permettono di raccogliere Segnalini Clan, su cui è legata la fine della partita.
Ulteriori dettagli
Come sempre non spieghiamo per filo e per segno il regolamento, gratuitamente scaricabile.
Il gioco infatti è semplice come lo abbiamo spiegato, ma più variegato.
Infatti oltre a una carte base, in genere una Dojo, si possono giocare in abbinamento carta Abilità che permettono di correggerne il risultato.
Si parte con due carte Abilità, abbastanza scrause, ma poi se ne possono comprare altre dal mazzo Palazzo.
Anche le guardie non sono tutte base, ma alcune sono d’elite rosse. Sono generalmente più cattive e più difficili da sconfiggere.
Una meccanica di cui abbiamo parlato poco: il deckbuilding
Letteralmente è una meccanica dove il giocatore deve crearsi un mazzo personale arricchendolo nel corso dell partita.
L’acquisto delle carte del mazzo Palazzo serve a questo. Di volta in volta giocherà dalla sua mano quello che serve e scarta.
A fine mazzo rimescola quello che ha.
Questa meccanica fa sì che Kodachi parta abbastanza lento, perché il vostro mazzo iniziale sarà povero.
Durante la partita diventerà più temibile così da rendere più facile sconfiggere le guardie e accelerando la partita verso la conclusione.
Un gioco legato alla “fortuna”?
Probabilmente è un gioco legato al caso. Tuttavia vengono offerte tutte le informazioni per poter gestire il rischio, come indicare in rosso le guardie più temibili.
In base alla carte, e al loro valore, potete decidere in che modo affrontare le guardie e quando valga la pena non sfidarne un’altra.
Questo sistema, visto in molti altri giochi, da Catan a Risiko, è chiamato push your luck (qualcosa, come “crea la tua fortuna”).
In conclusione
Kodachi è un gioco di carte di Fever Games sulla scia del gioco da tavolo Ninjato.
Per apprezzare questo titolo non bisogna essere fan del Giappone, sebbene, anche grazie alla grafica, un po’ si senta la sfida di affrontare delle guardie.
Il gioco secondo noi può diventare un paradigma della meccanica deckbuilding su cui si basa.
All’inizio parte lento, complice le carte e magari l’alto costo delle carte Palazzo che escono.
Tuttavia presa confidenza su quanto sia opportuno rischiare e acquistate le prime carte, il gioco gira veloce.
In effetti alcune carte consentono di prendere dei Segnalini Clan che consentono punti e la cui disponibilità regola le condizioni di fine gioco.
Amanti delle scommesse
Il fattore casualità si sente e l’opportunità di “sfidare una guardia in più” ne fa quasi un gioco d’azzardo.
Come più volte ribadito, non tenete in considerazione o scartate questo gioco solo per l’ambientazione. E’ leggermente percepita.
Se amate i giochi di carte collezionabili, la meccanica deckbuilding in qualche modo ci si avvicina senza rovinare le vostre finanze.
Ninja, samurai e bushido
Non siamo grandi esperti in materia. Possiamo dire che il ninja all’epoca era una specie di criminale, di bandito. Un’altra cosa il samurai, un uomo legato a un codice cavalleresco rigidamente declinato nel bushido.
Quello che sappiamo per certo è che mentre in Occidente questa “nobiltà d’animo” si sta piano piano perdendo, è invece ancora un pilastro della società giapponese.
Per questo a volte il loro senso dell’onore è così difficile da capire per noi.
La nostra esperienza è che il rapporto samurai – daimyō, che era in vigore in età feudale, è oggi spesso presente nei rapporti lavorativi e nelle gerarchie aziendali.
Chi vuole approfondire questi concetti può leggere ad esempio Hagakure.
Se invece volete rimanere sul pratico, acquistata la vostra lama da Get Your Fun.