Oggi vogliamo buttare benzina sul fuoco: il crowdfunding.
Vi abbiamo parlato di questo sistema quando nel proporvi progetti Kickstarter.
In effetti ve ne abbiamo proposti diversi di crowdfunding.
Per questo non vorremmo pensaste siamo contro questo tipo di raccolta fondi.
Volevamo fare solo una riflessione e coinvolgere gli utenti, sia come proponenti del progetto che come sostenitori.
Alle conclusioni potete vedere un riassunto di questo ragionamento.
Come funziona un crowdfunding
La più famosa piattaforma è probabilmente Kickstarter. Ce n’è sono anche altre.
Ad esempio Hasbro Pulse è sulla bocca di tutti in questi giorni per il remake di Hero Quest.
In Italia, abbiamo Giochistarter.
Probabilmente ce ne stiamo perdendo un botto.
Come arrivare sul mercato del crowdfunding
Invento un gioco da tavolo ma non voglio spendere soldi miei. Ciò può essere dovuto semplicemente dal fatto che non me lo posso permettere perché devo pagare il mutuo e non voglio prendermi questo rischio.
Allora mi iscrivo su una piattaforma di crowdfunding e apro un progetto.
Fisso un tetto minimo di denaro che necessito per avviarlo e un tempo entro il quale li raccolgo.
Ci sono diverse opportunità di finanziamento (pledge).
Generalmente vanno da spiccioli in cambio di niente, solo per simpatia, a importi più sostanziosi con in cambio una scatola del gioco.
Potrei anche pensare di mettere contenuti esclusivi, che poi non metterò quando e se questo gioco andrà in negozio (copia retail).
Ci sono poi i stretch goal. Superata la soglia minima per avviare il progetto, raggiunti certi traguardi di fondi, aggiungo qualcosa che i sostenitori troveranno nel loro gioco, come bonus.
Finita la campagna, se ho raccolto la somma che mi ero prefissato, incasso il denaro e vado in stampa.
Altrimenti amici come prima.
Un sistema un po’ più complesso in realtà
Solo per il comparto giochi, Kickstarter ha raccolto 1.4 miliardi di dollari con 500 mila progetti pubblicati.
Il tasso di successo è del 38%, indice che non è così semplice che qualcuno ci finanzi.
Se si vuole davvero arrivare al successo, crediamo che la cosa più opportuna sia affidarsi a qualcuno che capisce qualcosa di marketing. Meglio un professionista del crowdfunding, in realtà.
In effetti se vogliamo che il nostro progetto spicchi tra tutti quelli presentati, tocca prepararsi.
Magari stampare qualche prototipo a nostre spese, sentire un grafico, un po’ di rendering di miniature.
E ribadiamo, un approccio professionale di marketing.
Quindi proprio a costo zero non è.
Come nasce il crowdfunding e cosa è diventato
Da utenti esterni, il concetto di crowdfunding va un po’ a braccetto con quello di start-up.
Ovvero qualcuno ha un’idea geniale e si mette in proprio raccogliendo denaro da chi crede in lui (per le start-up spesso si accede a fondi europei o comunque qualcosa del genere).
Accedono adesso a questo sistema di raccolta fondi anche editori professionisti.
Hasbro, ad esempio, ha aperto una sua piattaforma, Hasbro Pulse, per i suoi prodotti.
In particolare cerca 1 milione di euro per stampare (ri-stampare?) Hero Quest.
Non stiamo parlando del rampante ragazzetto squattrinato, tipo “Amore con interessi“, ma di una società da 6000 impiegati diretti che con ricavi annuali di miliardi di dollari. Perché lo fanno?
Editori professionisti e crowdfunding
Stiamo intervistando diverse realtà editoriali, perché noi no abbiamo gli strumenti per capirlo.
Anche il parere di specialisti in marketing è ben accetto.
Abbiamo raccolto qualche parere da diverse persone, alcune delle quali estranee all’editoria dei giochi da tavolo, ma con esperienza in proposta di progetti. Ecco cosa abbiamo finora raccolto:
- Abbiamo visto che comunque per far partire un progetto di crowdfunding credibile, tocca fare un minimo di investimento iniziale.
Se queste cifre sono proibitive se devi pagare l’assicurazione dell’auto, per un colosso come Hasbro sono briciole.
Probabilmente con “scampoli” di ore dedicate ad altri progetti riesce a imbastire un può progetto - Perché anticipare denaro, magari chiedendolo in banca, quando lo stesso cliente finale ti può finanziare a tasso zero?
Il sostenitore paga subito, per un prodotto che non ha mai preso in mano, e che vedrà dopo un anno. - Con il crowdfunding produci esattamente le copie che ti servono.
Nessun magazzino ingombro di copie vendute. Nessun outlet.
Dipende da come tira l’aria, magari si può fare una versione da negozio (retail), ma è un’altra storia.
In conclusione
Quello che spesso i giocatori non capiscono è che chi pubblica giochi da tavolo deve fare profitto.
Con quel denaro deve mantenersi lui, la famiglia, pagare spese e dipendenti.
Conosciamo molte realtà piccole e di qualità, quelle si “romantiche” imprese di appassionati. Ma sempre i conti a fine mese devono vedere.
Anche scalando, i problemi restano questi: pagare dividendi e rispondere ad un consiglio d’amministrazione.
Un “nuovo” metodo di pubblicazione?
La domanda quindi è: Se c’è un modo più profittevole di arrivare sul mercato, perché non dovrebbero farlo?
Perché non dovrebbero anche usare strategie di segmentazione del mercato o qualsiasi altro espediente di marketing?
Per questo noi supportiamo progetti di crowdfunding al di là delle “dimensioni” del proponente.
Molti progetti sono in realtà delle prevendite? Probabilmente sì.
Molti giochi arrivano su queste piattaforme che manca di accendere il tasto della macchina.
Si dice che in altri campi di crowdfunding non sia così, nel senso che l’investitore non si aspetta qualcosa di così matura.
Diventa in qualche modo realmente parte del progetto e si assume un rischio.
La vostra opinione qual’è? E’ etico produrre giochi in questo modo?
Che altri vantaggi, oltre a quelli elencati, un grosso editore avrebbe a proporre un suo progetto con un crowdfunding?
Questo articolo è un work in progress che aspetta il vostro contributo.
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