Con Tales of Evil abbiamo conosciuto Antonio Ferrara. In realtà è un autore già noto a Volpe Giocosa, che da tempo sta sulle tracce di Last Friday di Pendragon Game Studio.
Avremo anche modo di capire qual è il lato horror che predilige.
Approfittiamo di quest’occasione per farli alcune domande sulla sua doppia vita di autore di giochi e scrittore. Il nostro punto di vista, come al solito, alle conclusioni.
Tutti gli argomenti trattati
Chi è Antonio
Ciao Antonio e grazie per l’intervista. Abbiamo letto qualcosa su di te in rete (ok, siamo un po’ stalker). Ci sapresti dire se in te nasce prima la passione per la scrittura o per il gioco da tavolo?
Ciao grazie per l’opportunità.
Sicuramente nasce prima la passione per il gioco da tavolo e solo dopo quella per scrittura.
Ho iniziato a giocare ai giochi all’età di 7 anni quando scoprii che i vicini della casa al mare dei miei genitori giocavano a Cluedo. Me ne innamorai.
La scrittura è arrivata solo dopo all’incirca quando avevo 14 anni.
Qual è il primo gioco che hai ideato, tralasciando la versione di Super Cluedo modificata?
Ahahaha.
Il primo gioco compiuto è stato sicuramente Stay Away! che poi è stato pubblicato da Pendragon in Italia.
E’ stato localizzato in molte lingue permettendogli di essere presente in tanti paesi.
È attualmente ancora il mio gioco più venduto nonostante sia uscito nel lontano 2014.
Andando avanti con le domande banali, la tipologia di gioco che preferisci?
Non amo particolarmente le varie definizioni che oggi cercano di etichettare un gioco.
Capisco che spesso sono utili per potersi orientare verso qualcosa che possa piacerci.
Personalmente adoro i giochi dove è presente una forte ambientazione.
Se devo seguire delle regole voglio che le regole che seguo portino a qualcosa che si dipana all’interno dell’ambientazione.
Sappiamo anche della tua carriera di scrittore. E’ più difficile creare un libro o un gioco e quale pubblico è più esigente?
Dipende dall’approccio che hai.
Se hai qualcosa da dire, allora non è difficile e diventa anche piacevole scrivere e ideare giochi. Tales of Evil rappresenta l’esempio perfetto delle mie due passioni fuse insieme.
Tales of Evil
L’ambientazione
Non siamo amanti dell’horror e per questo alcuni in Volpe Giocosa, magari più impressionabili, non erano convinti che Tales of Evil facesse per loro.
Giocando se ne sono ricreduti. Che genere horror, preferisci quello più splatter o quello più psicologico?
Adoro l’horror anni 80’ dove gli effetti speciali erano genuini.
In qualche scena potevi anche scorgere la chiusura lampo sul costume del mostro di turno.
Per quanto riguarda invece gli horror moderni non amo gli splatter (dove ci sono spargimenti di sangue gratutiti N.d.R) che basano il loro effetto sul disgustare più che spaventare.
Adoro quelli psicologici e di fantasmi che secondo me hanno ancora qualcosa da dire sull’argomento.
In realtà non crediamo che horror sia la caratteristica principale del gioco. Tales of Evil ci è sembrato un po’ riprendere il clima dei lavori di Stephen King e Steven Spielberg. Che ne pensi?
Hai appena citato due dei miei miti.
Come fa un ragazzino “nerd” cresciuto tra gli anni 80’ e 90’ a non amare King e Spielberg? A parte che hanno entrambi lo stesso nome 🙂 .
Nelle loro opere c’è sempre qualcosa di epico e romantico.
Rappresentano un mondo che non esiste più, ma che continua a vivere in chi ha vissuto quegli anni.
Sempre grazie ai nostri stalker abbiamo letto un po’ della tua infanzia e delle tue vacanze estive durante l’infanzia e la pre-adolescenza.
Quanto c’è quindi di autobiografico in Tales of Evil? Un po’ di sindrome di Peter Pan?
Tales of Evil è il mio personale tributo agli anni 80’.
È pieno di riferimenti ed è volutamente citazionistico e spesso le storie sono un mix di quello che abbiamo vissuto da ragazzini condito da un bel po’ di fantasia del sottoscritto.
Le avventure che avrei voluto vivere? Chissà.
Meccaniche e materiali
Il gioco è ricco di materiali pregiati ed elementi wow, come li definiamo noi. Questo pensiamo sia dovuto anche alla campagna Kickstarter, dove certi elementi sono un plus per “emergere” .
Pensi che queste scelte possano incidere in maniera significativa sul prezzo dello scatola?
I materiali incidono sicuramente sul prezzo della scatola, ma non si tratta solo questo, ma anche della quantità di materiale “intellettuale” che la scatola contiene. Mi spiego meglio.
Il libro della storia di Tales of Evil è composto da circa 300 pagine di un romanzo tascabile, mentre l’espansione arriva a 200 pagine.
Per produrre una tale quantità di testi ci sono voluti anni e tanta fantasia, poi c’è il lavoro estenuante a cui sono stati sottoposti gli illustratori.
Quindi dici, ok le miniature, ma c’è anche tanta sostanza…
In Tales of Evil ci sono più di 300 illustrazioni uniche.
Credo che pochi giochi possano vantarsi di una quantità simile.
Quindi alla fine il prezzo della scatola è dato sicuramente dai materiali, ma anche dalla parte artistica e creativa che c’è dietro un progetto del genere.
Senza una campagna Kickstarter nessun editore si sarebbe preso la briga di investire tanto tempo e denaro in un gioco da tavolo.
L’esperienza che Tales of Evil vuole offrire
Tales of Evil è un gioco ricco di materiale per supportare diverse meccaniche. A tratti fin troppo abbondanti. Se non fosse per il tutorial che permette di prendere davvero confidenza col gioco, sarebbe difficile entrare nel gioco.
All’inizio, aperta la confezione, ci siamo un po’ spaventati.
Arrivando a fare una domanda, è un gioco che è cresciuto un po’ alla volta, aggiungendo una meccanica alla volta, magari dopo il playtesting, oppure qualcosa che avevi in mente fin dall’inizio?
Questa è una domanda complicata alla quale sarebbe difficile rispondere senza scriverci un libro, ma cercherò di essere breve e conciso.
I materiali nella scatola sono veramente tanti, ma come avrai notato una volta aperto il libro della storia tutto vien da sé.
Per questo è stata inserita una missione tutorial che ti guida passo dopo passo a immergerti nell’avventura.
Tales of Evil nasce dall’idea di far vivere al giocatore un’esperienza unica.
Qualcosa da ricordare…
Esatto. Una di quelle che tu e i tuoi figli possano ricordare per sempre e trovarsi a un tavolo insieme tra dieci anni e dire: “Wow papà ti ricordi quando ero piccolina e giocammo a quel gioco con la strega cattiva?”
Questo è l’effetto che volevo dare (spero di esserci riuscito in parte).
Senza entrare nel particolare ti posso confessare che se nei miei giochi non c’è un effetto wow, la famosa ciliegina sulla torta, non lo propongo.
Secondo me il compito del game designer moderno è quello di riuscire ad andare oltre rispetto a quello che è già stato fatto ed è veramente difficile perché si è fatto veramente tanto.
Evil Tales Creator
Uno dei problemi di questi giochi è che, finite le missioni all’interno della scatola, è difficile giocarle di nuovo.
E’ anche vero che il mazzo degli Eventi è casuale e si possono usare personaggi diversi, ma insomma…
Avete arginato il problema con Evil Tales Creator, un derivato di LGC. Ci puoi dire che differenze ha?
Evil Tales Creator (ETC) è stato sviluppato dal buon Matteo Poropat e le differenze con Libro Game Creator, anche se minime, sono al completo servizio dell’esperienza Tales of Evil.
Sono state semplificate alcune operazioni per rendere il software più fruibile a tutti.
Include le meccaniche del gioco?
E’ stata inclusa una barra degli strumenti speciale con tutte le icone che serviranno a creare le avventure per il gioco.
Ha anche le mappe del gioco precaricate rendendo la scrittura più agevole senza bisogno di andarsi a recuperare quelle fisiche.
Si tratta di un adattamento di quello che già era un ottimo software.
E poi dicci la verità: quante espansioni hai nel cassetto?
Tales of Evil è un gioco che si presta a generare espansioni, ma vogliamo andare piano.
Prima vogliamo permettere a tutti di poter assaporare e terminare le avventure nella scatola base.
Poi rilasceremo nuove storie. Paradossalmente Tales of Evil è un gioco infinito, ma saranno i giocatori a decidere se tra dieci anni saremo ancora qui a parlarne.
Boogeyman the Board Game
Abbiamo visto qualcosa su Internet di questo progetto. Ci dici di più?
Boogeyman vedrà come protagonisti la gang dei Pizza & Investigation sette anni prima degli eventi narrati in Tales of Evil e che condivide la stessa ambientazione.
Nonostante si tratti di un crossover (si usa per serie TV diverse dove ci sono delle puntate i personaggi e/o la trama “intrecciano” siamo tra loro N.d.R) siamo riusciti a creare un gioco completamente indipendente e diverso e che avrà ben 4 modalità di gioco differenti.
Ovvero Cooperativa, Semi-Cooperativa, Competitiva e in Solitaria.
Sono molto orgoglioso di questo perché non è stato facile inserire in un unico gioco tutte queste modalità.
In questa nuovo progetto rivedremo alcuni personaggi di Tales of Evil, come la piccola Flo?
Rivedremo Peter, Ray, Daphne, Leila, Mike e Tommy che dovranno vedersela contro Jennifer, una babysitter apparentemente psicopatica e lui: L’uomo Nero (il bobolo? N.d.R).
La Piccola Flo invece non è ancora nata.
Immaginiamo sia un altro Kickstarter. Ci puoi dire le tempistiche?
L’Escape Studios Games è veramente un piccolissimo studio di sviluppo e visto che ci piace fare giochi piccoli (😃) Kickstarter è una strada obbligata.
Stiamo lavorando a testa bassa e ci piacerebbe poter iniziare la campagna il prossimo Gennaio ma questo dipende anche dai tempi dei recensori esteri che dovranno farci le anteprime.
In conclusione
Antonio Ferrara è un autore affermato.
Ha uno stile che molti definiscono horror, ma come lui stessa afferma, è più horror psicologico che non disgusta.
Noi lo abbiamo visto molto legato in Tales of Evil, ma anche in Last Friday, alla cinematografia Anni 80.
Per questo possiamo dire che i suoi giochi toccano “corde nostalgiche” all’interno di molti giocatori.
Lo ringraziamo per la disponibilità e certamente non ci perderemo il suo prossime Kickstarter Boogeyman. Ci sembra infatti un titolo ancora più maturo di Tales of Evil, non fosse solo per e modalità di gioco previste.
Riuscirà Antonio Ferrara a fare centro di nuovo?
Glielo auguriamo.