Ci rincontriamo con la nostra amica Pedagogista Ludica
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Chi si fosse persa la prima “puntata”, la vada a leggere qui.
Valentina, la nostra Pedagogista Ludica, ha introdotto da tempo nel suo lavoro con i più piccoli l’uso del gioco.
Ha infatti inserito per gradi, a volte modificandone il regolamento, titoli selezionati che sviluppano abilità nelle #volpinegiocose.
Continuiamo la nostra intervista con ulteriori dettagli.
Le foto provengono dal suo profilo Instagram o pagina Facebook.
I bambini e il gioco da tavolo
Quali abilità sviluppano
Grazie Valentina per questa seconda intervista. Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati?
Grazie a voi. Volentieri.
La volta scorsa abbiamo citato qualche titolo che usi nel tuo lavoro (vedi Dobble, Bellz o Smiley Games).
Noi abbiamo sempre pensato che tutti i giochi da tavolo, oltre a quelli espressamente educativi, permettono di sviluppare delle capacità dei bambini (es: logica, organizzazione). Che ne pensi?
Condivido in pieno!
Quello che vedo in giochi più o meno complessi è che la richiesta è sempre quella di riuscire a risolvere un problema, facendo fronte a degli ostacoli più o meno semplici.
Questo significa che l’abilità di problem solving, di cui parlavamo anche nella prima parte dell’intervista viene sempre coinvolta.
Per quanto riguarda l’attenzione? Insomma abituarsi a rimanere concentrati.
Se consideriamo i giochi con un certo livello di complessità, viene richiesto un enorme sforzo di attenzione.
Basti pensare a tutte le informazioni che si devono tenere presenti per portare a termine un turno; le procedure da seguire e da pianificare; l’individuazione della strategia più economica in termini di energie cognitive e ludiche.
Dal punto di vista cognitivo, il gioco è sempre un ottimo modo per allenarsi.
Oltre a queste capacità, troviamo che tutti i giochi da tavolo permettano di sviluppare competenze che durante questo periodo di isolamento, nei bambini possono “allentarsi”.
Parliamo di competenze sociali (passaci il termine, non siamo esperti). Un gioco da tavolo permette, secondo noi, di “imparare a stare seduti”, rispettare il proprio turno, accettare un regolamento condiviso.
Mi permetto di inserirmi sul concetto di “imparare a stare seduti”.
Alcuni giochi da tavolo aiutano a imparare ad incanalare il proprio bisogno di movimento finalizzandolo ad un obiettivo. Spesso io aggiungo delle varianti affinché questo accada.
Quello che ci può mostrare il gioco è che quando un bambino è davvero coinvolto in quello che sta facendo, per interesse sincero e perché l’attività lo gratifica, impara a modulare il proprio movimento, si rilassa e si concentra.
Circa la vittoria e la sconfitta
C’è il problema che dopo un po’ i bambini perdono la concentrazione…
Sì, può durare meno del necessario, perché come dicevamo la volta scorsa, ha bisogno di essere allenata.
Tuttavia quantomeno compare una finestra sulla quale si può iniziare a riflettere insieme a lui su cosa è successo e su quali possono essere le condizioni per replicare il verificarsi di una situazione positiva come quella appena vissuta. Sicuramente il grande potere del gioco da tavolo è quello di insegnare a rispettare il contesto sociale in cui ci si ritrova.
Sono anche importanti, per noi, la gestione della sconfitta e della vittoria. Quale è la tua opinione?
Caspita, qui si apre un argomento che meriterebbe uno spazio a parte (magari lo troveremo N.d.R)!
Si tratta di due temi fondamentali per la crescita di un bambino.
Quello che è importantissimo considerare è che quando un adulto gioca ad un gioco competitivo con un bambino, deve tenere presente che non potrà mai trattarsi di un’esperienza “alla pari”.
L’adulto porterà con sé sempre e comunque un bagaglio di esperienze e competenze più ampio del bambino. E’ importante, allora, garantire al bambino uno spazio di manovra maggiore rispetto a quello che si offrirebbe ad un proprio pari.
L’autostima del bambino
Bisogna quindi farlo vincere?
Voglio dire che prima di far vivere al bambino l’esperienza della sconfitta, è molto importante che egli abbia sperimentato di essere capace e di poter portare a termine l’impresa.
Una volta che l’autostima e il senso di autoefficacia saranno ben saldi, sarà possibile iniziare gradualmente a introdurre la sconfitta.
Come aiutare un bambino nella crescita della sua autostima?
Spesso i bambini, soprattutto i più piccoli cercano costantemente la conferma di sé attraverso domande retoriche che pongono all’adulto come “vero che sono bravo/a?”, oppure, “è vero che vincerò io?”.
Questo continuo interrogare l’adulto rappresenta un modo per nutrire la propria autostima, cercando una maggiore sicurezza.
Risulta, allora, più utile che questa sicurezza derivi da esperienze dirette, in modo che possa essere interiorizzata.
Si tratta, infatti, di un aspetto che se non gestito prima, in maniera graduale, rischia di far vivere con sofferenza il confronto con i coetanei.
Quali “passaggi” suggerisci?
Un modo per aggiungere gradualità a questo passaggio, può essere ad esempio, l’utilizzo di giochi collaborativi. Questo perché il fallimento di un gioco collaborativo suddivide le responsabilità alleggerendo il singolo.
Inoltre permette al bambino di vedere come reagisce l’adulto davanti alla sconfitta e di modularsi seguendone l’esempio.
La scuola e il gioco da tavolo
Forse questo riguarda giocatori più in età adolescenziale, ma forse “funziona” anche con giocatori più giovani guidati da un adulto. Quando cercavamo notizie su Flashpoint, trovammo che un insegnante negli USA usava questo gioco con ragazzi nell’ora di detenzione (in pratica quando “fermano” i ragazzi per punizione).
Come sai è un gioco collaborativo, dove le decisioni vanno prese tutti insieme.
Alcune meccaniche poi invitano i Baby Giocatori a dover negoziare tra loro e fare accordi (dal semplice Monopoli a Catan)…
Che ne pensi di questo approccio?
Credo che questa tipologia di gioco abbia una valenza fondamentale per sviluppare tutte quelle skills che sono ritenute fondamentali per inserirsi nel mondo del lavoro (torna di nuovo il problem solving, ma si parla anche di creatività, pensiero critico, negoziazione e lavoro in gruppo e molto altro).
Un’attività da inserire anche in un contesto scolastico “normale”…
Penso anche che se questo approccio venisse usato durante le ore curricolari, ridurrebbe notevolmente la necessità di fermare i ragazzi nell’ora di “detenzione”. Poi ci sarebbe da aprire tutto un capitolo sul perché un’ora scolastica venga definita con un termine così forte, ma non è decisamente questa la sede…
Il gioco da tavolo per bambini con problematiche
Bambini con deficit di attenzione e iperattività
Ci hai segnalato che ti occupi anche con bambini e adolescenti con ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività).
Pensi che in questi contesti, giochi con un aspetto motorio, come Soqquadro e Vudù, possano andare nella direzione giusta?
Dunque, teniamo presente che quando si parla di ADHD, non ci si riferisce sempre allo stesso quadro, ma a tutta una serie di sintomi che può variare da persona a persona.
La difficoltà più frequente rispetto ai giochi da tavolo risulta essere quella di attendere il proprio turno.
Come già detto, se un bambino trova gratificante quello che sta facendo, riesce anche a dedicargli un tempo di attenzione maggiore.
Anche in questo caso che approccio consigli?
Io inizio sempre da giochi che non richiedono l’attesa di un turno. Poi, piano piano vado a inserire livelli di complessità e difficoltà sempre maggiore.
In un’ottica di potenziamento di potenziamento delle abilità carenti, è importante identificare quali siano le fatiche, difficoltà del bambino/ragazzo.
In questo modo si possono sollecitare, anche perché in qualsiasi circostanza è sempre possibile individuare un margine di miglioramento possibile.
Bambini con disturbi di apprendimento
Nei bambini invece con DSA (Disturbi specifici di apprendimento) quali titoli ti sono sembrati più validi? Un ragazzo del nostro team, che lavora con ragazzi e adulti disabilità, ha provato con successo Nome in Codice – Visual.
Anche in questo caso il disturbo impatta sugli individui con modalità differenti da persona a persona.
Quello che mi sento di consigliare è di fare sempre proposte in un’ottica di potenziamento delle abilità carenti.
In questo modo si permette al bambino/ragazzo di lavorare su di sé attraverso modalità alternative a quelle didattiche e in modo da poter dare al gioco un’importanza educativa e formativa.
Progetti futuri
Ci hai detto essere anche una “formatrice di formatori”, passaci il termine.
Proporrai loro di introdurre il gioco da tavolo nel loro lavoro?
Il gioco è sempre una delle prime strategie che suggerisco, cercando di porre attenzione sulle modalità di proposta e ponendo enfasi sull’importanza della flessibilità di regole e meccaniche.
Queste devono restare al servizio del professionista per il perseguimento degli obiettivi che si pone con l’utenza.
La tua pagina è’ un progetto che andrà avanti anche dopo l’emergenza?
E’ un’esperienza che mi sta permettendo di scoprire altre realtà professionali e altre modalità di utilizzo dei giochi nel mio ambito.
Lo trovo un progetto stimolante e il portarlo avanti rientra assolutamente nei miei piani per il futuro.
E qui al momento ci salutiamo e ti ringraziamo nuovamente.
Ma come diceva qualcuno “Non escludo il ritorno”.
Grazie a voi.