Intarsia: dalle piastrelle al parquet

Abbiamo ore e ore di gioco di Azul. Quello base, dalla scatola bianca e rossa per intenderci.
Alla Tana dei Goblin di Anagni abbiamo delle specialiste di questo astratto. C’è anche chi ha scalato la classifica di BGA, ma preferisce l’anonimato.
Ecco che quando l’autore, Michael Kiesling, esce con un titolo ecco che Volpe Giocosa ci si fionda.
Il gioco di oggi è Intarsia.

6 minuti
Per chi va di fretta
  • Dobbiamo formare un pavimento
  • Un semplice astratto alla portata di tutti
  • Dallo stesso autore di Azul

È una nuova uscita localizzata da Ghenos Games. Dopo gli spin-off di Azul (come Pavilion e Giardini della Regina), Kielsing sterza e apre su un nuovo filone.
Dove “quanto nuovo” sarete voi a deciderlo.
Quello che possiamo già anticipare è che Intarsia è un astratto molto più asciutto dei derivati di Azul.

Intarsia

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Autori

Michael Kiesling

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Editore

Ghenos

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Giocatori

2-4

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Età

10+

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Durata

45′

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Costo

45€ circa

Un pavimento da rifare

Anche in Intarsia, come in Azul, dovremmo piastrellare. O meglio, disporre il parquet.
Siamo difatti alle prese col rifacimento del pavimento in parquet del cafè de Paris. In realtà è un astratto totale, ma il tema ha regalato un piacevole artwork in Art Nouveau.
Questo parquet è quasi un mosaico, è pieno di intarsi ci verrebbe da dire, e sarà opera del giocatore ricostruirlo.

Parquet di ottima qualità

Gli elementi principali di gioco sono infatti gli elementi differenti che si usano per comporre il pavimento in legno.
E non si bada a spese signori: i componenti sono effettivamente di legno, spessi e piacevoli al tatto.
Nella scatola trovate le istruzioni per costruire l’inserto che va nella scatola, per ospitare separatamente ogni elemento.
Il problema è che in questo modo gli elementi in legno tendono un po’ a graffiarsi a vicenda ahimè.

Tutto rimane ordinato senza acquisti aggiuntivi

Ognuno il suo pavimento

Ci sono poi le plance giocatore, ovvero la superficie del cafè dove stendere il pavimento.
In mezzo alla plancia, a forma di X, c’è il primo Connettore. Sono questi degli elementi che si interpongono tra le piastrelle in parquet per tenerle insieme

Due plance comuni

Oltre alla plancia giocatore ce ne sono ben altre due.
Una ha la funzione di contapunti e conta round, L’altra plancia invece ospita delle tessere obiettivo, le tessere Strumento. È questa semplicemente una vetrina, ma è molto comoda.
Inoltre gli obiettivi premiano i giocatori che fanno più piastrelle di colore diverso. Ragionamento che torna comodo alla meccanica globale del gioco.
Fra plance e plancette, Intarsia occupa uno spazio importante che non ci si aspetterebbe da questa tipologia di gioco.
Chissà se si poteva essere più sintetici.

Una plancia comune è una vetrina per gli obiettivi

Il gioco in breve

Ad inizio partita ad ogni giocatore è data casualmente una carta Mano di Partenza.
Indicherà quanti e quali Materiali prendere dalla riserva. I Materiali non sono altro che risorse sotto forma di carte, come quelle di Coloni di Catan.
Non si mescolano quindi tra loro per formare un mazzo, bensì si tengono divise per colore.

Un sistema a matrioska

Nel proprio turno il giocatore è chiamato a costruire un elemento del parquet.
Ogni piastrella in legno si deve appoggiare a un Connettore. Inoltre, si può pensare ogni piastrella come formata da 4 elementi che devono essere costruiti dal più esterno al più interno, dove l’ultimo è il tavolo del cafè (un bottoncino bianco).
Per costruire il primo elemento, quindi quello più esterno, si pagherà una carta Materiale del colore della cornice.

La sequenza di composizione di una piastrella, in 4 elementi, è un concetto chiave di Intarsia

Il secondo elemento, quello marroncino, costerà invece due carte.
Il colore dei Materiali necessari è sempre determinato dalla “cornice” esterna della piastrella.
Con questa logica avrete capito che il tavolo costa 4 materiali.
Di volta in volta avrete necessità anche di costruire Connettori, che costano 4 materiali, in modo da potere poi iniziare a costruire nuove mattonelle adiacenti ad esso.

Terzo elemento della piastrella a cornice gialla: costo 3 carte gialle. Due carte di colore diverso possono sostituire una del colore necessario. Ci sono anche jolly

Come ottenere risorse

Pagato e posizionato l’elemento costruito, si scelgono dalla riserva tante carte Materiale quante quelle spese meno una (se ad esempio avete speso 2 carte, ne potete scegliere 1). Il colore delle carte deve essere diverso da quello speso in quel turno.
Date sempre un’occhiata alla vetrina con gli obiettivi: potreste averne conseguito uno.
Nel caso prendete la tessera e aggiornate il punteggio.

Punti ad ogni round

Un’alternativa al costruire è passare, non giocando più altri turni nel round.
Il round termina quando tutti i giocatori hanno passato e si proceda ad una breve fase di scoring che premia in base al numero di Connettori costruiti.
All’inizio del secondo e terzo round i giocatori scelgono una carta Mano di Partenza e prendono i Materiali indicati (mentre nel primo turno, abbiamo visto, era assegnata casualmente).
Il gioco termina alla fine del 3 round dove è presente uno scoring di fine gioco che premia in base allo stato di ciascuna mattonella costruita

A inizio partita otterrete una di queste carte casualmente, in modo da avere i Materiali iniziali.
Negli altri round la sceglierete. La casualità è davvero minima in Intarsia

Zero casualità

Se in Azul pescavamo tessere e formavamo i vassoi casualmente, in Intarsia la casualità è completamente bandita.
A parte la carta Mano di Partenza al primo round, che è sorteggiata casualmente, ogni altro passaggio del gioco è completamente deterministico.
Siamo quasi di fronte ad una partita a scacchi, ma una partita in solitario.
In effetti l’interazione con l’avversario è praticamente ridotta al rubarsi gli obiettivi o le cornici delle piastrelle, che sono in numero limitato per ciascun colore.
Strano quindi che Intarsia non abbia una versione in solitario. Se nel 2017 si poteva accettare per Azul, ai nostri giorni è ormai un must have.
Ci aspettiamo esca una versione fan made molto presto, magari anche un banale beat your score.

Link utili

In conclusione

Mungere la vacca è uno sport ormai internazionale nel mondo ludico.
Ad esempio, le versioni come Pavilion e Giardini della Regina, seppure piacevoli, sembrano più forzate e tradiscono la semplicità del gioco originale.
L’apoteosi si raggiunge proprio con Giardini della Regina, probabilmente quasi un peso medio.
L’amore per Azul in Volpe Giocosa ha fatto sì che Intarsia forse un gioco molto atteso.
In effetti, scatola alla mano, non è esattamente un clone, anche se non fa gridare alla novità.
Di Azul conserva la qualità della componentistica, con una strizzatina d’occhio alla overproduction che comunque c’è sempre stata.
E non raggiunge sicuramente il livello di futilità di Azul Maître Chocolatier.

Forse ancora più semplice di Azul

Anche la difficoltà è grosso modo la stessa. Il puzzle game dietro è un po’ diverso, con un’Intarsia meno punitivo.
Non c’è infatti nessuna possibilità di prendere punti negativi perché non c’è spazio per altro.
È poi disponibile in due varianti, che non cambiano la sostanza del gioco ma complicano solo un pochino il piazzamento dei Connettori. Variante probabilmente da preferire.

Partite a raffica

Come abbiamo detto, l’aleatorietà è praticamente nulla. Da una parte potrebbe essere una bomba ad orologeria per quanto riguarda la longevità del gioco, viceversa, complice anche la durata contenuta di una partita, Intarsia è incline ad essere rigiocato a raffica.
Alla partita successiva si pensa di avere trovato il punto su come scardinare il gioco o su come ottimizzare una mossa.
Meglio avere poche piastrelle, ma portate fino alla fine con un bel tavolo bianco, oppure averne sparse di più ma incompiute?
Oppure, a prescindere da questa logica, conviene tenere un occhio sulla plancia degli obiettivi?
Se pensate questa sia la vostra strada, allora ecco che avrete una partita più interattiva e dovrete curiosare sulle plance avversarie.
Mentre cercate di scoprirlo avete già allestito un’altra partita.

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