È buffo che ci troviamo a parlare di Black Rose Wars quando nella Kallax campeggia appena arrivato D.E.I.
Eppure coincidenza ha voluto che questo venerdì, al Luppulus in Fabula, il gruppetto che ci sta creando abbia proprio giocato a questo titolo di Ludus Magnus Studio.
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Ultimamente stiamo infatti partecipando a queste serate ludiche, promosse da Federico e Salvatore in particolare, con il supporto dei proprietari del Luppulus.
Black Rose Wars è stato il titolo che abbiamo giocato e, un po’ come Terra Mystica, è stata l’occasione per recuperare un titolo “importante” che ci eravamo persi.
Un po’ di ambientazione
Sebbene è probabile che tutti i lettori conoscano Black Rose Wars (si veda anche il solo successo del KS Rebirth da 1 milione e mezzo di euro).
Cerchiamo comunque di dare un po’ di contesto a chi se lo fosse perso.
Ogni 10 anni la loggia dei maghi organizza una competizione in una sorta di labirinto.
Questa volta siamo a Torino nell’Anno Domini 1522.
I 6 maghi più potenti (beh… eravamo 6 al tavolo) si affrontano per il titolo di Gran Maestro dell’Ordine.
Una particolarità che avrà rilevanza anche nel gioco: al centro del labirinto c’è la stanza della Rosa Nera che, per dirla in breve, competerà anche lei con i Maghi affinché nessun Gran Maestro venga eletto.
Un setup ricco come in molti giochi di Ludus Magnus Studio
Quando arriviamo per giocare, Federico ha già provveduto al setup. È qualcosa di davvero opulento.
Il labirinto è formato da tessere esagonali rappresentanti stanze diverse tra loro, ciascuna delle quali più essere attività per una sua azione.
Stanze fragili comunque, visto che resistono male alla magia e di volta in volta accumulano Instabilità fintanto che non fanno il botto e diventano solo corridoi di passaggio.
Come in un combattimento in un ring, alcuni esagoni periferici ospitano le celle, o l’angolo per mantenere la similitudine pugilistica, dove il proprio Mago parte con il suo Grimorio (per chi non avesse giocato a Magic The Gathering, il Grimorio è il mazzo delle carte di ciascun Mago, ognuna con un incantesimo).
Una forte asimmetria
Black Rose ha una forte asimmetria data appunto dalle discipline in cui ciascun mago è specializzato.
In termini di meccanica ogni Mago ha a disposizione tre carte iniziali, a cui andrà ad aggiungere altre sia nel setup che durante il gioco.
Per capirci a noi è toccato Jafar (ci siamo seduti casualmente davanti alla sua plancia) che è un esperto di Arti Divinatorie.
Durante la preparazione dovevamo sceglie una “scuola” di appartenenza. Nulla vietava di scegliere Necromanzia o Cospirazione, ma sarebbe buona cosa, per sfruttare gli effetti combinati, scegliere Divinazione.
Nel nostro caso è stato così più per caso che per scelta.
Meccaniche che richiamano grandi classici dei giochi di carte fantasy
Ed ecco quindi che una meccanica di deckbuilding, ad ogni turno si acquisiscono nuove carte che vanno ad ingrassare il Grimorio.
C’è anche la possibilità di accedere a magie molto potenti, sacrificando carte standard. Non scendiamo nei dettagli tranne per dire che Jafar non ci ha dato questa gioia.
Anzi se volete sapere anche la Scatola, come un bot, fa punti. Ha fatto meglio di noi, ma anche della metà del tavolo.
Più semplice del previsto
L’elevato numero di componenti e miniature fa pensare ad un gioco terribilmente complesso.
In realtà no.
Ad ogni turno si posizionano le carte scelte dalla propria mano in degli slot sulla plancia giocatore e durante il proprio turno se ne attiva una alla volta in sequenza.
Non si è obbligati a farlo: è anche possibile muoversi per le stanze con Azioni Fisiche e interagire con esse.
Sì, ma come si vince?
Se la domanda è il criterio di vittoria, chi per primo raggiunge i 30 punti “triggera” la fine del gioco. Altri punti si aggiungono poi alla fine, secondo diversi criteri.
Se si vuole sapere come fare i punti, è un altro discorso.
Ci sono diversi modi, e magari dopo vediamo come non sia un’insalata di punti, ma un sistema “dovuto”.
In Black Rose potete fare punti dall’interazione diretta con gli avversari: menandovi.
Con le carte oppure fisicamente (tra maghi non fra giocatori).
Se siete gracilini, evocare un Lanzichenecco o un Cerbero al vostro servizio può essere un’idea.
Oppure più meschinamente potete piazzare trappole alla Yu-Gi-Oh!.
O, ancora, potete cercare di farvi gli affari vostri, come Jafar avrebbe dovuto, cercando di completare carte Obiettivo o “giocando di rimessa” sugli avversari. Il poretto ha provato a fare saltare in aria stanze, altra attività produttiva che assegna punti con un sistema di maggioranze.
Beh… non ha funzionato.
La nostra esperienza
Ovviamente piacevole, come accade sempre quando si è a un tavolo con persone conviviali.
Tornando al gioco, Black Rose Wars è di base un deckbuilding.
Tutti i giochi di questa categoria necessitano più di una partita per essere padroneggiati.
Se ciò è vero sempre (practice makes perfect), a maggior ragione in un deckbuilding.
Dovete infatti almeno sapere che ingredienti sono a disposizione per fare la torta.
Non tutti i personaggi sono immediati
E su questo punto ci supporta anche BGG e crea anche un alibi per la prestazione pessima di Jafar (non nostra, mica siamo scarsi).
Se il tuo mago è esperto in menare, sai fin da subito cosa devi fare.
Se sei un esperto in Divinazione, invece, devi sfruttare la tua capacità di poter sfogliare i vari mazzi Eventi e Obiettivi per organizzarti al meglio. Situazione più da giocatori esperti.
Questo non vuol dire che i personaggi siano sbilanciati, ma solo che alcuni sono più complessi da governare.
Si legga in questo senso il paragrafo legato a un playtest di una espansione di Ignacy Trzewiczek in “Giochi da tavolo che raccontano storie“.
In quella circostanza, solo dopo diverse partite, la nuova fazione introdotta andava a raggiungere uno score paragonabile alle altre.
Siamo pronti a scommettere che valga anche per Jafar in Black Rose Wars.
In conclusione
>> Materiale scaricabile dal sito di Ludus Magnus Studio
Serata molto piacevole al tavolo di Black Rose Wars. Un gioco davvero notevole, con regole neppure troppo complesse nella sua versione base, con richiami a famosi Trading Card Game.
Per chi se lo stesse chiedendo, sì ci sono i combattimenti, ma no, non ci sono i dadi.
Ci sono un sacco di miniature, che generalmente non ci fanno impazzire, ma in Black Rose Wars sono almeno un terzo dell’esperienza di gioco (“meepolini” che si muovono su esagoni sarebbero stati fuori luogo).
Per chi volesse avvicinarsi a questo gioco di Ludus Magnus Studio consigliamo pazienza e di concedergli qualche partita, magari non cambiando i personaggi iniziali.
Per i più diligenti l’editore mette a disposizione il Codex (che mappa ogni scuola e magia) e il regolamento scaricabile per prendere familiarità col gioco anche senza scatola.
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6 Marzo 2023